Corso Cintura Nera

Ju Jitsu Sicilia Federazione

 Jujitsu- Formazione Nazionale Csen

Settore Jujutsu Antico - Ko Ryu -  Daito Ryu Ju Jutsu 大東流 柔術

Matsuda Den  Renshinkan Shobukai  Italia

a cura del Responsabile Tecnico Nazionale Ju Jitsu Antico Csen

La Scuola Daito Jujutsu è uno fra i più antichi ko-ryu

(Scuola antiche) giapponesi. Arte marziale completa.

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Jujitsu - Jujutsu Regolamento

"Il Ju Jitsu ha origine in Giappone , evolvendosi nella micidiale

Arte Marziale del Samurai "


"il  Ju Jitsu  in occidente, si diffuse agli inizi del 1900"



"La vita è un combattimento per il bene e il nemico terribile che si oppone è quello invisibile nascosto nel vostro cuore: il pensiero egoistico. Pulite lo specchio atteggiando lo spirito a liberarvi dal male, eseguendo gli esercizi come in un combattimento contro il male esterno che vi ostacola, affinché vi aiutino a crescere fisicamente e moralmente"

Shihan Jigoro Kano , fondatore Judo Kodokan


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Il Jujitsu - Jujutsu  è un'antica forma di combattimento di origine giapponese di cui si hanno notizie certe solamente a partire dal XVI secolo quando la scuola Takenouchi produsse una codificazione dei propri metodi di combattimento. Ma certo l'origine del jujutsu è molto più antica e la definizione, durante tutto il periodo feudale fino all'editto imperiale del 1876 che proibì il porto delle spade decretando così la scomparsa dei samurai, si attribuiva alle forme di combattimento a mani nude o con armi (armi tradizionali, cioè spada, lancia, bastone, etc.) contro un avversario armato o meno, praticate in una moltitudine di scuole dette Ryū, ognuna con la propria specialità. Bo, sai, e nunchaku diventano armi, ma nascendo da semplici attrezzi da lavoro. Le armi erano inaccessibili ai civili, e questi ultimi adattarono nell'uso i pochi strumenti che avevano a disposizione, usandoli appunto per difendersi.


Si distinguevano perciò le scuole dedite all'uso della katana, la spada tradizionale giapponese, quelle maggiormente orientate alla lotta corpo a corpo, fino alle scuole di nuoto con l'armatura, tiro con l'arco ed equitazione. Queste ultime costituivano la base dell'addestramento del samurai, espressa dal motto Kyuba no michi, la via (michi) dell'arco (kyū) e del cavallo (ba), che più tardi muterà nome in bushido. Una caratteristica che accomunava tutte queste scuole era l'assoluta segretezza dei propri metodi e la continua rivalità reciproca, poiché ognuna professava la propria superiorità nei confronti delle altre.


In un paese come il Giappone, la cui storia fu un susseguirsi di continue guerre tra feudatari, il ruolo del guerriero rivestì una particolare importanza nella cultura popolare, e con esso il jujutsu. La difesa del territorio, la disputa di una contesa, la protezione offerta dal più forte al più debole sono solo alcuni dei fattori che ne hanno permesso lo sviluppo tecnico, dettato dalla necessità di sopravvivenza.


Con l'instaurarsi dello shogunato Tokugawa (1603-1867), il Giappone conobbe un periodo di relativa pace: fu questo il momento di massimo sviluppo del jujutsu, poiché, privi della necessità di combattere e quindi di mantenere la segretezza, fu possibile per i vari Ryū organizzarsi e classificare i propri metodi. Anche la gente comune comincia a interessarsi e a praticare il jujutsu poiché la pratica portava un arricchimento interiore dell'individuo, data la relazione intercorrente con i riti di meditazione propri del buddismo zen. Ma la cultura guerriera era talmente radicata nella vita dei Giapponesi da spingere i samurai a combattere anche quando non ve n'era l'effettiva necessità. Ciò portava a volte all'organizzazione di vere e proprie sfide chiamate dōjō arashi (tempesta sul dojo), in cui i migliori guerrieri si confrontavano in modo spesso cruento.


La caduta dell'ultimo shōgun e il conseguente restauro del potere imperiale causarono grandi sconvolgimenti nella vita del popolo: i giapponesi, che fino a quel momento avevano vissuto in completo isolamento dal resto del mondo, ora si volgevano avidamente verso la cultura occidentale che li stava "invadendo". Ciò provocò un rigetto da parte del popolo per tutto ciò che apparteneva al passato ivi compreso il jujutsu. La diffusione delle armi da fuoco fece il resto: il declino del jujutsu era in atto.

Il nuovo corso vide la scomparsa della classe sociale dei samurai, che avevano dominato il Giappone per quasi mille anni e il jujutsu, in quanto nobile arte, scomparve insieme ad essi; i numerosi dōjō allora esistenti furono in gran parte costretti a chiudere per mancanza di allievi, mentre i pochi rimasti erano frequentati da gente dedita a combattere per denaro, persone rozze e spesso coinvolte in crimini. Questo aspetto in particolare influenzò negativamente il giudizio del popolo nei confronti del jujutsu poiché vedeva in esso uno strumento di sopraffazione e violenza.


Durante il periodo storico chiamato Restaurazione Meiji, si affermò grandemente in Giappone il nuovo jujutsu ideato da Kanō Jigorō con il nome di judo kōdōkan, che si proponeva come metodo educativo, insegnato nelle scuole come educazione fisica ed inserito nei programmi di addestramento della polizia giapponese. Si deve infatti ricordare come durante l'era Meiji, il Giappone formò forze armate statali al servizio dell'Imperatore basate sul modello occidentale, ma con caratteristiche autoctone. Nel secondo dopoguerra però, a causa della totale proibizione delle arti marziali tradizionali sancita dal generale MacArthur prima, e poi dell'evoluzione sportiva subita dal judo quando poté essere di nuovo praticato (a partire dal 1950), si riaffermò il jujutsu come tecnica di difesa personale, accanto all'aikidō di Morihei Ueshiba.

Il jujutsu si diffuse nel resto del mondo grazie a quanti, viaggiando per il Giappone (principalmente commercianti e militari) a partire dall'era Meiji, lo appresero reimportandolo nel paese d'origine.

Jujitsu in Italia . Il Ju Jitsu, o “Lotta Giapponese” come allora era denominata, fece la sua prima apparizione in Italia nel 1908 nel corso di una manifestazione alla presenza dei Reali d’Italia grazie a due sottufficiali della Regia Marina, il cannoniere Raffaele Piazzolla e il timoniere Luigi Moscardelli, che lo avevano appreso durante il loro servizio in Estremo Oriente. Questa esibizione suscitò grande interesse, ma rimase fine a se stessa, come semplice fatto curioso, orientale. Quello che non riuscì ai due “pionieri” riuscì a un altro sottufficiale, il cannoniere Carlo Oletti, che frequentò gli stessi corsi dei suoi colleghi rimpatriati: sotto la guida del Maestro Matsuma, campione della Marina militare nipponica, egli praticò il Ju Jitsu, che approfondì nei Ryu di Nagasaki, Miatsu, Hokodate e Tauruga.


In Italia si riparlò di Ju Jitsu nel 1921, quando fu istituita alla farnesina, a Roma, la Scuola Centrale di Educazione Fisica per l’Esercito. Il Colonnello Comandante inserì tra gli Sport anche il Ju Jitsu, chiamando a dirigere i corsi proprio il Sottufficiale Carlo Oletti, che conservò l’incarico sino al 1930. In questi dieci anni si qualificarono 150 ufficiali “esperti” e 1500 sottufficiali “istruttori”.


La “Lotta Giapponese” comparve la prima volta in un circolo sportivo civile nel 1923, presso la palestra Cristoforo Colombo di Roma. Nel 1925 gli esperti cultori di Ju Jitsu, che sino ad allora avevano praticato presso enti militari e in circoli sportivi civili, si riunirono con quelli di Judo e fondarono la Federazione Italiana Ju Jitsu e Judo, che poco più tardi assunse il nome di Federazione Italiana Lotta Giapponese. Il primo presidente fu Giacinto Pugliese. Dopo la guerra e la forzata interruzione delle attività federali dovuta alle controversie degli avvenimenti politici e bellici dell’epoca, numerosi Dojo di Ju Jitsu erano presenti in tutta Italia sostenuti da molti appassionati di questa disciplina.


Nel 1947 il Judo si staccò dalla Federazione perchè integrato dal Coni come disciplina sportiva della Fiap (Federazione Italiana Atletica Pesante). Il Ju Jitsu manteneva, invece, i presupposti prettamente legati allo spirito originale della disciplina, la Difesa personale e il Combattimento.


Tra le scuole Italiane si distinse quella del maestro Gino Bianchi, esperto e studioso di Ju Jitsu, che codificò un Programma Tecnico (Settori) a uso dei praticanti: il cosiddetto “Metodo Bianchi“.

Nel corso dei decenni, in Italia, il Ju Jitsu ha subito diverse vicissitudini politico-sportive che lo hanno portato solo nel 1985 a far parte di nuovo di una federazione olimpica: la Filpjk (oggi Fijlkam).


Oggi il Jujitsu  è praticato in numerosi paesi del mondo, con organizzazioni anche di carattere internazionale.


In Italia la FIJLKAM Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali, possiede al suo interno un settore dedicato, sebbene esistano varie organizzazioni di carattere privato o Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal Coni come il CSEN in cui il jujutsu è ben sviluppato.


Nel mondo esistono molte Scuole che praticano jujutsu; suddivise in scuole autentiche tradizionali - koryu -  legati alla secolare tradizione marziale giapponese, vedi la nostra Matsuda Den Daito Ryu Jujutsu Renshinkan o altre ben note in Italia con radici antiche reali e quelli “Moderne” che sono nate dalle esperinze personali di alcuni Insegnanti differenziandosi molto dal Ju Jitsu originale giapponese sia per i principi applicati nelle tecniche che per l’approccio alla disciplina , ma qui non voglio entare nel merito .


Proprio per questo il governo giapponese ha da tempo istituito un ente, il Dai Nippon Butokukai (Sala delle virtù marziali del grande Giappone), con la funzione di salvaguardare le arti marziali tradizionali giapponesi dal "possibile attacco sferrato dalla modernità e dall'avidità umana".


Spesso si afferma che le Scuole moderne si basino su principi tradizionali. La questione, tuttavia, non è così semplice. Bisognerebbe infatti avere un’altissima conoscenza dei principi base delle Scuole Tradizionali per poterli poi “trasferire” alla difesa personale “moderna”. In chi pratica stili moderni, nella maggior parte dei casi, lo studio delle Scuole Tradizionali è assente. Negli altri casi, generalmente, seppur presente, non è sufficientemente approfondito.


Il Ju Jitsu Tradizionale, a differenza degli stili moderni (che comunque non rientrano nelle discipline olimpiche), non prevede l’agonismo.

Il Ju Jitsu Tradizionale non prevede combattimenti agonistici in quanto le sue tecniche male si adattano ad un uso sportivo. Come noto “in battaglia non esistono regole” ed inserirle significherebbe svilire l’essenza della disciplina stessa.

Nelle scuole tradizionali, le tecniche vengono assimilate ed affinate progressivamente fino ad averne un completo controllo in modo tale da non mettere in pericolo i propri compagni durante gli allenamenti.


Curiosità - Jujitsu e le donne


Edith Margaret Garrud (1872–1971) è stata tra la prima istruttrice di arti marziali professionista nel mondo occidentale . Ha addestrato l' unità Bodyguard della Women's Social and Political Union (WSPU) nelle tecniche di autodifesa del jujutsu.

Nata a Bath nel 1872 e viveva in Galles quando, nel 1893, sposò William Garrud, un amante della boxe e degli sport di contatto. Si trasferirono a Londra, dove incontrarono il fondatore dell'arte marziale bartitsu (usata nella narrativa da Sherlock Holmes), e in seguito furono abbagliati dal Jujitsu , che impararono direttamente da uno dei suoi più famosi praticanti, il giapponese Sadakazu Uyenishi . La coppia diffuse il metodo  con un tale successo che Edith arrivò a recitare in un film Pathé del 1907 intitolato Ju-Jitsu Down the Footpads.


Sadakazu Uyenishi


上 西 貞 一, Uenishi Sadakazu , 1880–?) Fu tra i primi praticanti giapponesi di jujitsu sia ad insegnare il jujitsu che a competere usando l'arte fuori dal Giappone. All'età di vent'anni, Uyenishi si recò a Londra su invito di Edward William Barton-Wright , il fondatore dell'eclettica arte marziale di Bartitsu . Subito dopo il suo arrivo a Londra, Uyenishi si unì al collega wrestler giapponese espatriato Yukio Tani nella facoltà di insegnamento del Bartitsu Club di Barton-Wright a Shaftesbury Avenue . Uyenishi è stato anche impiegato come istruttore di combattimento corpo a corpo presso la scuola militare di Aldershot e il campo militare di Shorncliffe .

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Daito Ryu Jujutsu - Aikijujutsu 

"eredità vivente della classe guerriera dei Samurai"


Daitō-Ryū Aikijūjutsu (大東流合気柔術 = Grande Scuola d'Oriente dell'Aikijujutsu) o brevemente Aikijujutsu è considerato, in Giappone[1], come una delle più antiche e nobili scuole di bujutsu. Sarebbe stata fondata nel 1087 da Shinra Saburō Minamoto no Yoshimitsu (新羅 三郎 源 義光, 10451127), samurai del clan Minamoto, terzo figlio di Yoriyoshi Minamoto, discendente della quinta generazione dell'imperatore del Giappone, della dinastia Minamoto, Fujiwara Seiwa (850-881), e la sua evoluzione si sarebbe svolta in parallelo con la storia del Giappone[2].

(Fonte Wikipedia)

Pochi anni prima era nato un bimbo: Sokaku Takeda (1860-1943), che all'epoca aveva solo otto anni. Il padre, Takeda Soikichi, discendente della stirpe Takeda nel feudo di Aizu, lo aveva nascosto al sicuro, e ben presto il giovane Takeda oltre a studiare l'arte di famiglia, l'Oshikiuchi, inizia il suo musha shugyo (pellegrinaggio d'apprendistato): crescendo con quell'educazione era divenuto, senza volerlo, un rōnin, ovvero un bushi senza padrone - il nuovo governo aveva abolito le classi e tutta la struttura sociale dei buke. Studia in tutte le migliori scuole di spada, di lancia e di bastone del paese sino a divenire talmente abile che pur portando in pubblico sino alla morte le due spade simbolo della casta abolita dei samurai, nessuno ebbe mai il coraggio di disarmarlo[17].

Takeda Sokaku fu molto criticato per il carattere irascibile e scontroso, per i modi altezzosi e arroganti, e per il disprezzo che pubblicamente nutriva nei confronti del nuovo ordine sociale. La sua figura va però misurata nel contesto di un paese che soffriva d'una profonda rivoluzione, dove i valori radicati da millenni nell'animo dei bushi vennero gettati alle ortiche in pochi anni. Essi vedevano il mondo crollare sotto i loro piedi. Adeguarsi non era facile, soprattutto per le convinzioni morali e i condizionamenti così forti che avevano subito sin dall'infanzia. Alcuni reagirono[18].

Takeda Sokaku volle rinominare l'arte della scuola e la chiamò Daito-ryu Aikijujutsu per richiamarsi ai nomi e luoghi d'origine dell'arte e del suo clan: Il castello di Daito del principe Shinra Saburo Yoshimitsu Minamoto e la particella "Aiki" che derivava dall'antico nome "Aiki-in-yo-ho" dell'arte in epoca Edo[19].

Takeda Sokaku fu l'uomo che fece uscire l'arte dal riserbo e dal segreto secolare in cui si era tramandata, e la insegnò a moltissimi allievi. Benché analfabeta, teneva corsi e registrava tutto in appositi registri che faceva compilare e firmare direttamente agli allievi (registri conservati presso l'honbu dojo di Abashiri) con minuziosità impressionante, che oggi ci permette di ricostruire molti eventi con un dettaglio incredibile[20].

Ebbe molti allievi importanti: ministri, ammiragli, generali, magistrati, potenti magnati dell'economia d'inizio secolo, forze di polizia e anche futuri maestri d'arti marziali tra i quali: Matsuda Hosaku, Takuma Hisa, Yoshi Sagawa, Yamamoto Kakuyoshi, Taiso Horikawa, Kodo Horikawa, Yoshita Kotaro, Morihei Ueshiba (fondatore dell'aikidō) e suo figlio Takeda Tokimune (1915-1993)[21].

Il 36° Sōke, Takeda Tokimune (1915-1993), decise di far conoscere al mondo le tecniche di difesa proprie di quest'arte marziale solo nel 1990, accettando i primi allievi stranieri e dando così il via alla sua diffusione nel mondo. Tutte le tecniche di Aikijūjutsu praticate all'interno della scuola costituirebbero l'eredità delle tecniche praticate dai bushi del clan Minamoto (XII secolo), poi dal clan Takeda (XVI secolo) e per ultimo (fino al 1868) dal Clan Aizu[22].

(Fonte Wikipedia)


Ju Jutsu Antico Csen

Settore Nazionale Ju Jutsu tradizionale Matsuda Hosaku Den

Daito Ryu Ju Ju Jutsu Shobukai Renshinkan - formazione

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Al termine del nostro corso ufficiale di formazione in Ju Jitsu Csen - Ju Jutsu Daito Ryu e al superamento dell’esame finale verrà rilasciato: 

il DIPLOMA GIAPPONESE e il  DIPLOMA NAZIONALE CSEN  EPS - CONI

con tesserino tecnico nazionale a norma di legge Italiana

per insegnare in tutte le strutture sportive italiane.

REGOLAMENTO SETTORE NAZIONALE


diploma daito ryu jujutsu

Al termine dei corsi in Jujitsu, al superamento dei relativi esami, saranno rilasciati Diplomi ufficiali dal Giappone Dan e Mokuroku e Diploma Jujitsu Csen Nazionale che certificano le competenze acquisite. Il corsista al termine del percorso formativo sarà fornito di tesserino tecnico personale e inserito nell’albo istruttori dell’Ente. C.S.E.N. rientra nello SnaQ (Sistema Nazionale Alta Qualità) modello generale di riferimento per il conseguimento delle qualifiche degli operatori sportivi della Scuola dello Sport del CONI. Il C.S.E.N. inoltre è stato ufficialmente incluso nell’elenco dei soggetti accreditati per la formazione del personale della scuola. Pertanto, in questo ambito, le iniziative formative sono riconosciute dal M.I.U.R. (Ministero Istruzione, Università e Ricerca).




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La R.L. n. 61 del 01/10/2002 art.8-3° comma, sancisce che nelle palestre, nelle sale ginniche, e in tutte le strutture sportive aperte al pubblico dietro pagamento di corrispettivi a qualsiasi titolo, anche sotto forma di quote sociali d’adesione, i corsi finalizzati al miglioramento dell’efficienza fisica devono essere svolti con la presenza di un istruttore qualificato specifico per disciplina.

 

Precisando che si intende Istruttore Qualificato Specifico per Disciplina SOLO chi è in possesso di brevetti rilasciati dalla Regione, dalle Federazioni Nazionali o dagli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI .


Shihan - Maestro Alfonso Torregrossa 45 anni nel Jujutsu e 25 anni CSEN

Responsabile Tecnico Nazionale Jujutsu Antico Csen 7° dan Jujutsu - Aikijujutsu 

Responsabile Nazionale Daito Ryu Jujutsu Shobukai Renshinkan

7° dan Hiden Mokuroku Shihan Okuden (Japan) - Gokuden Aikijujutsu 

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Il Daito Ryu Aikibudo affonda le sue radici nelle tecniche di combattimento dei samurai del clan Takeda, e comprende lo studio di tecniche di lotta corpo a corpo ma anche di armi tipiche quali spada, bastone, ventaglio da guerra, coltello, manganello, lancia, a cui si aggiungono l’addestramento alla legatura dei prigionieri ed alla loro immobilizzazione e trasporto sul campo di battaglia.



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sulla strada della vita ogni incontro è speciale. Quello che penso e che provo a trasmettere ai miei allievi è che, sia in palestra che nella vita, se impariamo a studiare per il piacere di imparare e ad allenarci trovando soddisfazione in ogni singolo movimento, non esisterà mai esame  che non riusciremo a superare...sempre avanti osu



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